Eccomi!
Ciao a Tutti
L’idea di una struttura residenziale con caratteristiche polifunzionali per il co-lavoro e la co-formazione è assolutamente interessante, anche se nell’ambito della disabilità questo è infatti stato sperimentato qualche anno fa (residenza integrata al territorio) purtroppo con esiti non propriamente lusinghieri. Tuttavia credo che il suggerimento offerto dall’iniziativa Roam possa essere ampiamente colto e semmai declinato per una “clientela” decisamente meno hipster e “giovanilista” ma più “esigente” per quanto concerne lo spettro e la qualità dei servizi che una soluzione come quella proposta dovrebbe garantire.
L’idea che ho in mente in questo momento è quella di uno spazio polifunzionale altamente “riprogrammabile” a seconda delle necessità contingenti all’interno del quale, comunque, debbano essere previsti spazi di laboratorio “vivente”, aree di condivisione delle risorse strumentali (connessioni, piattaforma social con sistemi di co-design e di co-progettazione, archiviazione multimediale, ecc.) per agevolare il più possibile i momenti di lavoro comune e rendere oltremodo “naturale” l’esecuzione di tutte le varie attività di creatività e di collaborazione che prendono vita e senso in un contesto informale, aree dedicate alla “cura” di sé e dell’altro, aree deputate alla relazione con il tessuto connettivo sociale (sensibilizzazione, eventi e formazione), senza naturalmente trascurare una serie di attenzioni in termini di design for all considerando infatti che le persone potenzialmente interessate a questa opportunità possono necessitare di soluzioni altamente preconfigurabili che possano incidere complessivamente sul tasso di qualità in termini di accoglienza e di soggiorno lavorativo.
Per quanto riguarda gli aspetti più “istituzionali” credo sia opportuno coadiuvare Edgeryders con una serie di innesti - nella fase progettuale e di operatività – provenienti sia dal pubblico, per quanto sia possibile date le ristrettezze economico finanziarie che ne limitano fortemente l’orizzonte strategico, sia sopratutto dal privato. Mi piace infatti immaginare che un progetto di alta innovazione sociale come questo, oltre ad incontrare il favore della pubblica amministrazione, possa in qualche modo stimolare l’interesse del mondo della ricerca (università ed aziende), della finanza etica e dell’economia solidale oltre che coagulare diversi attori del terzo settore o, più in generale, del no profit indirizzate a questo punto ad una azione di sinergia che possa contribuire “dal basso” al ridisegno di uno stato sociale oggetto di una profonda trasformazione.
Mi auguro che Bruxelles possa costituire un valido banco di prova come Milano possa divenire un secondo nodo di quello che potrebbe divenire un network all’interno del quale elaborare e trasferire nel concreto il pensiero, l’approccio ed il consolidamento di OpenCare.
Personalmente, insieme ad altre persone, sto riflettendo e lavorando a WeHandU, una iniziativa volta a supportare le persone nel processo di superamento della loro difficoltà quotidiana attraverso la realizzazione di una soluzione ottimale per loro stesse e magari per qualcun altro (al momento si pensa al recupero della funzionalità della mano e del piede per i soggetti affetti da ictus, sla o lesioni traumatiche), in qualche modo cercando di creare un ambiente di progettazione, lavoro e condivisione della conoscenza che si traduce certamente in uno spazio di co-working e di living lab. Tuttavia questo non esclude, né tanto meno preclude, la possibilità che tale idea possa evolvere ed articolare in funzione di una maggiore ampiezza delle soluzioni co-progettate quanto piuttosto di una reale apertura a livello transnazionale europeo comportando la strutturazione di spazi e momenti che ne condividano il respiro, le finalità e gli obiettivi. Al momento quanto esposto è infatti oggetto di riflessione tra i membri di WeHandU, per quanto attiene le finalità e le possibilità realizzative dell’iniziativa a partire dalla localizzazione delle operatività previste (makerspace), ed argomento di informale conversazione telematica tra me, Alberto, Rune ed Alexander. Credo però che una maggiore connessione a questa iniziativa possa scongiurare una dispersione di energie e di opportunità e che, nelle varie fasi evolutive, possa al contrario essere foriera di risultati importanti.
Come al solito sono stato lungo e verboso… Scusatemi!
PS: Aggiungo solamente questa risorsa, che contiene un video in italiano e la trascrizione in italiano ed in inglese, per illustrare la capacità e la potenzialità della Città Metropolitana Milanese di essere sociale, inclusiva ed innovativa nello stesso tempo:
http://www.report.rai.it/dl/Report/puntata/ContentItem-c2b6ce4c-69c2-464b-8179-9cb3f692a64f.html.
Milano puà senza alcun problema costituire un terreno fertile per un progetto importante come"The Reef"!