Note sul lavoro delle scuole Messinesi

Traduzione in italiano del post di Alberto

Introduzione

Gli studenti di tre scuole superiori di Messina hanno partecipato ad un laboratorio creativo dal 7 al 13 ottobre 2022. Hanno guardato le presentazioni sul mondo di Witness e in risposta hanno preparato storie, illustrazioni ed un clip musicale ispirato a Witness. Questo post contiene una riflessione sulle loro creazioni.

Temi emersi

  1. Liberazione
  2. Adattamento
  3. Solidarietà (“costruire insieme”).
  4. Storie di spessore

I mondi immaginari hanno svolto il ruolo di liberatori. In una storia il protagonista cresciuto nel Covenant decide di lasciarlo per Libria (“dopo aver fatto ricerche sugli altri Distrikt nella biblioteca locale”). In un’altra, il protagonista fugge in un mondo virtuale. È uno schema presente anche in racconti scritti da autori professionisti, come ad esempio “A Trick of Light” o “The Winged Woman”. I protagonisti di queste storie possono cercare un altrove perché nel loro mondo ne esiste uno.

Contrariamente a questo, il nostro mondo, dominato dal capitalismo all’ultimo stadio, è povero di alternative reali. A molte persone non è permesso muoversi fisicamente (come Yudha). In quanto fantascienza, Witness può fornire alternative reali, dove si può vivere la propria vita in modi davvero alternativi. L’esistenza di alternative ci rende liberi, anche se non le usiamo. Sono lì per noi, a prescindere. Nella filosofia economica, questo concetto è stato espresso chiaramente da Amartya Sen, “Lo sviluppo è libertà”. Non è un caso che Sen sia uno dei punti di riferimento della FDCM.

Il cambiamento climatico fa da sfondo alle storie degli studenti. Il livello dei mari s’innalza; regioni un tempo ospitali diventano inabitabili e devono essere abbandonate. Gli studenti sembrano prendere la cosa con filosofia: Ok, e allora? Cambieremo. Ci sono, ad esempio, due storie in cui intere comunità si trasferiscono sott’acqua, come nella trilogia dei Rifters di Peter Watts. L’adattamento è un’altra dimensione della libertà: invece di subire le circostanze che cambiano, le abbracciamo e andiamo avanti.

E lo facciamo costruendo insieme. Gli studenti-aetnografi immaginano le comunità che cambiano, anche radicalmente. In questo, si collegano inconsapevolmente alla materia studiata da Graeber & Wengrow in un libro recente. Il libro, l’Alba di tutto, narra i modi in cui le civiltà umane si siano organizzate in società molto diverse. Alcuni erano cacciatori-raccoglitori nomadi; altri erano agricoltori e abitanti di villaggi; altri ancora erano agricoltori in inverno e cacciatori-raccoglitori in estate.

A Teotihuacàn, in Messico, a un certo punto smisero di costruire piramidi e di praticare sacrifici umani passando ad un programma di edilizia popolare in un contesto di radicale uguaglianza.

Da economista, sono stato colpito da una storia in particolare. È quella dove le imprese e le banche della civiltà sulla terraferma investono nelle infrastrutture della comunità subacquea. Mi ha colpito perché è già difficile immaginare un mondo diverso, ma è ancora più difficile immaginare il percorso che ci porta da qui a lì. La maggior parte della fantascienza ci prova neanche a spiegarlo.

Kim Stanley Robinson si è cimentato in questo esercizio nel suo romanzo “Il ministero del futuro”. Ha suscitato un interesse enorme ed è stato invitato alla COP26 per raccontare la sua idea di un’agenzia sovranazionale per la transizione verso un mondo post-cambiamento climatico.

Per poter costruire insieme serve la solidarietà: l’idea di costruire un futuro comune piuttosto che quello dei singoli; nella storia, le ricche imprese e le banche di Dryland costruiscono una città sottomarina. In effetti, tra i lavori degli studenti c’è persino un mondo esplicitamente marxista.

Nel nostro mondo, l’industria dei combustibili fossili e il mondo finanziario non lo fanno; cercano di prolungare la vita del modello attuale, basato sull’estrazione e la combustione di carbone, petrolio e gas. Gli studenti hanno istintivamente capito che la soluzione è lavorare insieme, e in questo sono già un passo avanti all’economia neoclassica. L’economia neoclassica vi dirà che l’uomo è egoista e che va bene così, perché quando tutti si comportano in modo egoistico, il risultato è la prosperità per tutti. Che questo sia vero o no, è la mancanza di cooperazione che impedisce la costruzione di un nuovo mondo. Siamo bloccati in quello vecchio, che brucia e affoga.

Ciò che può essere immaginato, non può neanche essere costruito insieme. L’immaginazione ci libera e funziona meglio quando il mondo immaginato è vivido, realistico. Gli antropologi parlano di “descrizioni dense”, in cui i diversi dettagli hanno tutti senso insieme, si arricchiscono a vicenda. La descrizione di un mercato di strada o di una celebrazione religiosa è diversa da quella che conosciamo, ma “sembra reale” nel contesto del mondo che l’autore ci presenta. Questo si manifesta nei lavori degli studenti attraverso l’esplorazione della moda, dei trasporti, del calendario delle feste, dell’amore, della divisione del lavoro (i Guardiani, gli Studiosi, i Ricevitori…). Anche in questo caso, si tratta di un espediente classico degli scrittori di fantascienza e fantasy. I mondi più ricchi e strutturati, come quelli de Il Signore degli Anelli o di Star Trek, hanno persino inventato delle lingue, come l’elfico o il klingon.

Consigli

  1. Mescolate elementi realistici ed elementi speculativi. Non si può inventare tutto da zero. Se i lettori o gli spettatori trovano una pasta alla norma (che conoscono) nella città degli Annegati (che non conoscono), anche quest’ultima diventa improvvisamente più vicina, più leggibile, più reale.
  2. Cercate i dati ed i documenti. Qualcuno ha parlato di una New York annegata, ed in effetti Kim Stanley Robinson ha scritto un romanzo intitolato New York 2140, dove il cambiamento climatico ha fatto aumentare il livello del mare di 15 metri. Ha usato dati geologici per scoprire quali aree della città sarebbero ancora al di sopra dell’acqua, quali sarebbero annegate e quali sarebbero “Intertidal”, asciutti o bagnati a seconda delle maree. Partendo da qui, ha immaginato una SuperVenezia - una città d’acqua come Venezia, ma moderna e grande come New York. Questi modelli esistono, credo, anche per Messina. Chi è interessato a scrivere una storia del genere potrebbe prendere in considerazione le diverse aree di Messina: forse, come a Manhattan, una parte della città diventa un’isola? Chi è colpito, chi reagisce, come? Può essere la struttura di un grande romanzo, una connessione con la Fondazione di Comunità di Messina per diventare parte della soluzione al problema.