Taking care (in a fluid and connected city). A workshop

Spunti e Riflessioni.

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Ciao a Tutti

Premesso che probabilmente l’Agenda è un continuo aggiornamento, vorrei però esprimere il mio punto di vista sui contenuti attualmente esplicitati.

In primo luogo mi sembra manchi la narrazione e l’approfondimento di tutta la componente di ideazione, progettazione e sviluppo fatta in condivisione, che con gli utenti finali ha prodotto un prototipo come InPe’ e con gli studenti della Domus Academy una serie interessante di soluzioni. Credo sia importante, accanto alla esposizione filosofica e concettuale del Progetto, divulgare questa fase “core” di OpenCare, che tra l’altro credo abbia dato vita ad analoghe fasi in altri Paesi d’Europa, rendendo maggiormente percepibile e comprensibile il disegno “politico” di questa iniziativa.

In secondo luogo, proprio prendendo le mosse dalla precedente osservazione, mi sembra sia necessario elaborare ed affinare una strategia che coinvolga maggiormente gli utenti finali, i “portatori” di interessi, che nel corso di questi mesi è stato difficile raggiungere e consolidare attorno al processo di prototipazione e di verifica “sul campo” della soluzione adottata all’interno del Makerspace WeMake. Naturalmente, conoscendo molto bene la storica difficoltà di interazione fattiva e progettuale che l’arcipelago del bisogno ha al proprio interno e le distorsioni “relazionali” che quest’ultimo ha con le amministrazioni pubbliche locali, pur ritenendo sia comunque mancata una attività di intellighentia e di dialogo di alto livello, considero opportuno quanto percorribile oggi – e maggiormente nel futuro – un processo di sensibilizzazione e di formazione diretta, non solo agli utenti finali ma anche alle diverse professionalità e competenze che gravitano attorno ad essi, sulle direttrici teoriche di OpenCare, sui meccanismi internazionali che regolamentano la partecipazione ed il finanziamento internazionale, sulle sfide concettuali e le dinamiche culturali che muovono nel mondo moltissime persone, sugli aspetti prettamente tecnici e scientifici che, nel complesso, contribuiscano a tratteggiare un ambiente che richiede il cambio da uno storico atteggiamento – passivo ed assistenzialista – in una serie di attività di integrazione e di proazione condivisa e partecipata.

Il mio sogno è la realizzazione di un gruppo consapevole e maturo di persone in grado di incidere realmente sia nei processi decisionali sia nelle fasi di realizzazione di prodotti e soluzioni da essi adottati successivamente in modo ampio quanto infrastrutturale. Una sorta di lobby, gruppo di pressione, che finalmente possa dirigere il processo di integrazione e di convivenza civile attraverso i paradigmi della condivisione e della sostenibilità delle idee.

Magari partendo proprio da OpenCare, da una sua futura evoluzione in una piattaforma-laboratorio delle idee possibili e realizzabili con il mezzo delle tecnologie della condivisione, della progettazione e della realizzazione!

Grazie