Openrampette - discussione preparativa per user research

Ciao Edgeryders,

Come annunciato nei giorni precedenti (https://edgeryders.eu/en/enforcing-a-policy-collectively) WeMake ha avviato insieme al Comune di Milano un processo progettuale per migliorare l’accessibilità negli esercizi commerciali.

Premessa

Giovedì 11 Maggio si terrà a Milano il primo  incontro pubblico di co-progettazione. All’incontro sono invitati i cittadini e le cittadine di Milano e i commercianti della zona Isola e tutti coloro che hanno voglia di confrontarsi sul tema dell’accessibilità degli esercizi commerciali, da tutti i punti di vista.

In questo incontro nello specifico verra’ affrontato da un lato il problema della visibilita’ degli esercizi commerciali gia’ dotati di sistemi per l’accesso, dall’altro il problema della chiamata per il posizionamento di rampe temporanee.

Il risultato di questa attivita’ servira’ come punto di partenza per la ricerca e prototipazione di un sistema di chiamata per il posizionamento di rampe temporanee accessibile, intuitivo e riconoscibile.

Scopo di questo post

Nella preparazione di questo incontro abbiamo pensato di lavorare ad alta voce sulla raccolta di problematiche relative alla chiamata per il posizionamento della rampa, che possono presentarsi nei seguenti scenari:

  • Dioniso vorrebbe accedere ad un esercizio commerciale ma e’ impossibilitato da un ostacolo di tipo fisico
  • Minerva al contrario vorrebbe consentire l’accesso e accogliere persone nel proprio esercizio commerciale ma non sa come risolvere l’ostacolo che ne blocca l’ingresso

Raccoglieremo di seguito dati e commenti su quali sono i desideri e le possibili problematiche affrontate da Dioniso e Minerva nel potersi incontrare. Questo lavoro costituirà la base della ricerca che sarà approfondita nella co-progettazione locale con i diretti interessati.

Tutte le persone in ascolto sono invitate a partecipare al nostro brainstorming, grazie del supporto!

Alessandro & WeMake team

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Se fossi Minerva…

vorrei che il pulsante di chiamata fosse impermeabile, cosi potrei sempre tenerlo attaccato alla vetrina del negozio e non dovrei posizionarlo e rimuoverlo ogni giorno

Se fossi Dioniso…

vorrei che il pulsante di chiamata non fosse un pulsante fisico ma ad esempio di tipo vocale, perche’ troppe volte non riesco a raggiungerlo

Se fossi Dionisio…

Vorrei sapere in anticipo quali sono gli esercizi commerciali che presentano il pulsante per la chiamata.

e forse…

…a questo punto potrei voler effettuare la chiamata da un dispositivo (smartphone) sul quale ho gia’ verificato la disponibilita’ della rampetta?

Se fossi Minerva…

a seguito della chiamata per accedere al negozio vorrei ricevere una vibrazione e non un segnale sonoro, in modo tale da non disturbare/distrarre i clienti che già si trovano all’interno del negozio

Minerva è OK

… perché è la dea della sapienza. Ma noialtri abbiamo bisogno di sapere un po’ di più sullo scenario che, evidentemente, sta dietro all’esercizio. Cosa o chi chiama il pulsante di chiamata? La rampetta c’è già o va fatta? (Forse non ho neanche capito cos’è una rampetta, immaginavo fosse uno scivolo di cemento o altro materiale che trasforma scalini in piani inclinati, è giusto? Se è giusto, in che rapporto è il pulsante di chiamata con la rampetta?) Eccetera,

anche Dioniso e’ ok!

Ciao Alberto, grazie del commento. Purtoppo sullo scenario dell’esercizio ne scopriremo di piu’ solo quando incontreremo i commercianti, e quello che stiamo cercando di fare qui e proprio di provare ad immaginarci più dettagli sullo scenario prima di incontrarli, in modo da poter porre delle domande sensate.

Posso rispondere alle tue domande:

  • Il pulsante di chiamata viene attivato da Dioniso che e’ impossibilitato ad entrare nell’esercizio commerciale per via dello scalino (il come viene attivato e’ ancora tutto da vedere e scopo di questo pezzo di ricerca)

  • La rampetta in questi esercizi già c’è, ed è di tipo temporaneo, ma purtroppo in molti casi A non è segnalata B non è chiaro a Dioniso come possa usufruirne dato che deve chiamare Minerva per farla portare fuori

  • in quest’ottica il pulsante diventa quell’elemento essenziale per far capire a Minerva che è necessario portare fuori la rampetta e a Dioniso di poterne finalmente usufruire

Spero di essere stato chiaro :slight_smile:

Meccanismo?

Ma quindi una rampetta è una macchina, non un piano inclinato. Giusto?

Spiego la domanda

Lo chiedo perché, se la soluzione all’accessibilità viene individuata in una variante del piano inclinato, diventa tutto molto “community friendly”. Esempio: prima si fa un mapping party per mappare l’accessibilità e mettere tutto su OpenStreetMap. Poi si fa un bel rampetta party, in cui si montano gruppi con un paio di persone skillate a fare piani inclinati (con il cemento, con il legno…), un po’ di manovalanza e un regime speciale (che poi Minerva non vada in grane per abuso edilizio, insomma). I gruppi girano e fanno rampe e rampette.

Se invece stiamo parlando di macchine sofisticate (tipo così) questo tipo di approccio non è proponibile.

il contrario :slight_smile:

o meglio, quando una rampetta e’ una macchina in genere e’ abbastanza facile da identificare (anche se la mappa di certo aiuterebbe ancora di piu’)

il problema si pone proprio quando la rampetta e’ temporanea ed e’ quindi un “semplice” piano inclinato, che sta dentro all’esercizio e viene portato fuori all’occorrenza!

la tua visione e’ anche passata in qualche modo per le nostre teste (anche se con un approccio tecnologico leggermente diverso), ma prima di arrivare a pensare alla soluzione vorremmo da un lato risolvere il problema della rampetta temporanea che ad oggi gia’ c’e’ ma quasi nessuno lo sa (e qui atterra la questione della chiamata) e poi sentire gli interessati prima di saltare alla progettazione della soluzione :slight_smile:

se fossi Dioniso davanti allo scalino cosa penseresti?

“Io /odio/ gli scalini”?

Probabilmente se fossi Dioniso penserei che uno scalino è una cattiva soluzione, perché per me è un ostacolo. Un piano inclinato, invece permette non solo a me, ma a tutti di entrare, e quindi è una soluzione Pareto-superiore. In generale, mi piacerebbe una soluzione di rampa permanente in cemento + sensore per aprire la porta, così non devo nemmeno spingerla. Il Comune può aiutare dicendo che una buttata di cemento si può fare senza DIA e autorizzazioni varie.

autorizzazioni complicate

Io abito in centro storico a Torino e moltissimi esercizi commerciali non sono accessibili. I negozianti lamentano che, essendo centro storico, il comune non concede alcun tipo di permesso. La soluzione c’è, ma non viene applicata per semplice mancanza di volontà: Minerva dovrebbe semplicemente procurarsi una rampa ultraleggera (ce ne sono, ed è un aspetto importante visto che spesso i commessi non vogliono o legittimamente sollevare pesi eccessivi) da posizionare quando Dioniso suona il campanello. I costi sono minimi, la fatica anche e non c’è alcun bisogno di chiedere autorizzazioni varie.

Pulsante + rampetta

Grazie @stellavale (e benvenuta!). Quindi l’idea di @alessandro_contini , mi pare di capire, ti convince: la soluzione più semplice è la rampa portatile + il pulsante di chiamata. Giusto?

Tieni conto che il Comune di Milano è parte del progetto. @Matteo e @Rossana_Torri non si sono sbilanciati a dire che prenderanno in considerazione l’idea della rampetta libera a burocrazia zero, ma speriamo molto che lo facciano. A Torino, se ho capito bene, questo dei permessi è in assoluto il condizionamento più forte: ma paradossalmente è anche relativamente semplice da eliminare, se il Comune si convince che ne vale la pena.

sei più ottimista di me!

In genere no, ma…

… mi pare che Milano si muova bene, e meriti il beneficio del dubbio, @stellavale :slight_smile:

Ottimismo e rampette

Buongiorno!

Grazie @Alberto e @stellavale per gli input e i ragionamenti

In effetti il tema è molto complesso e il percorso che faremo grazie a Opencare (open-rampette) è un modo per cominciare ad “aggredire” il problema, magari non per risolverlo tout court.

Per cominciare direi che il Comune - mi metto un po’ dentro e un po’ fuori, come sempre - fa bene a cercare di capire quali sono i vincoli e le difficoltà che hanno finora impedito a molti commercianti di adeguarsi alla norma. Come spesso succede, la norma non è costruita in modo da essere facilmente applicata, e questo salta all’occhio. Invece di sanzionare i commercianti, l’Assessore con delega al Commercio, con la complicità della Delegata del Sindaco alle Politiche per l’Accessibilità, ritengono che sia più opportuno aprire un dialogo e cercare di capire appunto dove sta il problema.

Su questo percorso si innesta “Open-rampette” e la seconda puntata (23 maggio) sarà dedicata proprio alla procedura. Stiamo oltretutto cercando di coinvolgere chi in Comune l’aveva a suo tempo codificata, per un approfondimento su cosa non funziona, dal punto di vista dei commercianti. L’ambizione è che a valle di questo processo l’Amministrazione possa tornare sulla norma e magari migliorarla. Tenete conto che ci sono almeno 3 Settori dell’Amministrazione coinvolti (chi ha fatto la norma, Urbanistica, chi deve raccogliere e validare le domande, Occupazione suolo pubblico, e chi dovrebbe farla rispettare, Commercio) e non tutti hanno lo stesso approccio rispetto all’Innovazione :slight_smile:

L’altra strada, in parte legata alla prima ma in parte trattabile anche in modo un po’ più ardito e sperimentale, è che si possano in futuro prototipare soluzioni diverse da quelle previste dalla norma (e tendenzialmente acquistabili sono presso poche imprese “certificate” ): rampette “leggere”, a basso costo, flessibili, personalizzabili - belle - e riproducibili in un fablab o in una falegnemeria sociale (ne stanno nascendo tante a Milano).

Quindi si, la direzione è quella di cercare di deburocratizzare fin dove possibile, e far sì che si diffondano idee e sistemi nuovi per rendere la città accogliente e accessibile per tutti. Ovviamente non possiamo nè @Matteo nè io sbilanciarci rispetto a questo.

Quello che possiamo dire è che succede a Milano che innovazioni e dinamismi dal basso riescano a risalire al livello delle policy informandole e facendole più intelligenti. In questo caso si parte anche da una alleanza con le istituzioni, quindi direi che possiamo per ora essere ottimisti.

Chiudo dicendo che, in generale, i bisogni legati all’accessibilità sono super articolati e le risposte non semplicissime. Rampe e rampette, ad esempio, non sono una buona soluzione per le persone non vedenti, e neppure per chi non è in carrozzina ma ha ad esempio un arto artificiale, mi spiegavano. Insomma,

Ma confidiamo molto nell’intelligenza collettiva della città, dei suoi amministratori, e anche nel sofisticato lavoro di  @alessandrocontini @costantino e il team di wemake tutto.

Augurateci buona fortuna!

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date un’occhiata ai risultati dell’incontro con la cittadinanza

Grazie anche da parte mia @Alberto e @stellavale per i vostri input e scusate per il ritardo nella risposta, siamo stati piuttosto impegnati nell’organizzazione dell’incontro e nell’analisi di quanto venuto fuori durante la preziosissima sera di giovedi scorso.

Grazie mille anche a @Rossana_Torri che estremamente meglio di me ha argomentato la scelta progettuale che stiamo portando avanti :slight_smile:

A questo volevo solo aggiungere che, sebbene a prima vista la proposta di Alberto sembri la piu’ logica in termini di risultato, di fatto non solo risulta difficilmente praticabile e attuabile, ma addirittura l’opzione della rampa mobile (proposta dalla Municipalita’ nella procedura che gli esercenti sono obbligati a completare e consegnare entro la fine dell’anno) con caratteristiche che la renderebbero una soluzione di fatto piu’ appetibile, alla fine non si riesce a far adottare.

Pertanto cercando di osservare il problema nella sua complessita’ e non di cambiarne il punto di vista, stiamo cercando di smussare il processo con la collaborazione degli attori stessi, con la speranza che sia un primo passo verso la risoluzione anche temporanea del problema di accessibilita’ e che porti per conseguenza a non fermarci a questo primo traguardo, bensi ad una revisione della norma stessa in futuro che possa davvero affrontare il tema della mobilita’ nelle citta’.

Insomma, vi consiglio di dare un’occhiata a quanto venuto fuori dall’incontro con la cittadinanza per farvi un’idea piu’ strutturata di cosa abbiamo davanti, grazie :slight_smile:

report incontro: https://edgeryders.eu/en/open-rampette-la-chiamata-incontro-1105-lastecca30

report del gruppo Dioniso: https://edgeryders.eu/en/node/7915

report del gruppo Minerva: https://edgeryders.eu/en/node/7916

some comments …

(1) I think it would be useful to change the project brief: from a product-oriented one (to co-design a “rampette+pulsante system”), to a service-oriented one (to co-design the event “disabled person and shopkeeper meet in a shop). Doing in this way, the rampette and pulsante are still important but they become one of the service touch points.

In my view this shift form a product- to a service-based approach has several advantages. I will quote two, quite different ones:

For the sake of this specific OpenRampette project: it permits to better discuss the related relational issues: which are the interactions between disabled persons and shopkeepers? Could the barrier be not only physical but also psychological and cultural? For instance: how does the disabled person know if he/she is really welcomed? (on this point I will come back later).

For the sake of OpenCare research: it permits to use for this specific project a language (interactions, encounters and conversations) that, I think, could help in connecting this OpenRampette project with the overall OpenCare Research. For instance, it permits to focus on care, intended as a human relationship: a care relationship that goes beyond the rampette and the pulsante per se, but nevertheless can give them form and meaning.

(2) In my view, the problem the “rampette-pulsante system” (or using the proposed service-oriented approach, the “disabled person-shopkeeper encounter”) should be better characterized:

Is it a shop that is visited everyday or frequently (therefore the shopkeeper is well known by the disabled person and vice versa), or not?

Is it a shop where the disabled person plans to go (because he/she needs to buy some precise items) or is it a shop he/she likes to enter just to have a look (because he/she likes shopping and window-shopping)?

Does the disabled person move around alone, or does a helper accompany him/her?

I think the systems should be designed keeping in account these different possibilities …

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Yes…

@Ezio_Manzini says it much better than I did. My guess is that @alessandro_contini already has identified the 4-6 shop owners, seen their shops, figured out what is technically possible and what is not, and so he is now ready to start making the actual implement.

To Ezio’s questions, I would add another one: do Minerva and Dioniso prefer to use the latter’s reduced mobility as an opening for interaction? Or do they prefer that Dioniso can use the shop just as any other, fully mobile, person? Both solutions have advantages on paper: pressing the call button means “my mobility is reduced, please help me out”, and that is somehow the beginning of a relationship. But maybe Dioniso does not want this, he only wants to get in, staying as anonymous as possible.